Ragusa – A Trazione Misogina

Il mondo della cartellonistica pubblicitaria continua a regalare insoddisfazioni (per usare eufemismi) anche in questo 2020. Emblematico il caso fresco delle ultime ore di un’azienda di vendita e noleggio di mezzi a trazione elettrica, che ha scelto di promuovere la propria attività in modo tristemente e disgustosamente a noi ben familiare. Vediamo l’immagine.

Attrazione Elettrica

Il becero livello di questa pubblicità è così chiaro, così trasparente, che si potrebbe pensare che si tratti di un’immagine volta a ironizzare sul degrado della pubblicità sessista. E invece no; è proprio una pubblicità sessista, che suddetto degrado lo esprime alla massima potenza, senza remora alcuna.


Ogni elemento dell’immagine pubblicitaria costruita da Attrazione Elettrica si muove nella stessa direzione, dimostrando indubbia coerenza nell’assenza di gusto e rispetto rappresentata dalla comunicazione scelta.

La foto ci mostra una donna seminuda, con indosso solo un paio di slippini che mostrano i glutei nella loro interezza, vista da dietro e a cavallo di un mezzo che dovremmo dedurre essere a trazione. Lo slogan scelto per accompagnare la foto è “Vienimi dietro” – a lettere cubitali – seguito da “Sono elettrica”. La costruzione della pubblicità rende chiara l’associazione tra immagine e parole, per cui il risultato è una donna seminuda che invita chi guarda a venirle dietro, perché è elettrica (uno dei sinonimi della parola è “eccitata”). Il messaggio grafico della pubblicità è di sessualizzazione e mercificazione del corpo femminile (che diviene il mezzo a trazione elettrica) e il messaggio verbale della pubblicità è quello dell’allusione sessuale, e più nello specifico di immaginario pornografico. Noi donne, noi femmine della specie, saremmo corpi dietro cui venire.

Il cartellone non presenta alcun focus indirizzato a quello che è il servizio effettivamente offerto dall’azienda, che è quello che accade sempre con le attività che pensano sia un’idea brillante riflettere la propria opinione delle donne (se ne avessero una diversa non partorirebbero messaggi di questo tipo; non vi riuscirebbero) nel modo di presentare il proprio lavoro. Neppure la decenza di piazzarcela vestita, la donna. Tanto non importa che sia su un mezzo a trazione elettrica; il mezzo stesso non importa. Il ruolo della figura è quello di oggetto sessuale e basta. Corpi di donna comunicati come sessualmente disposti diventano il biglietto da visita di queste aziende.

Attrazione Elettrica non si risparmia nel parlare di attenzione al green, ma che gran favore farebbe a possibili utenti nonché a sé stessa se, oltre che l’ambiente, dimostrasse di avere a cuore anche oltre metà della specie umana.

Trazione Elettrica
L’immagine così come visualizzabile nella home page del sito web. L’azienda la sfoggia anche su Instagram.

In tutto ciò, ci sono una buona e una cattiva notizia. La buona è che il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, ha dichiarato di aver segnalato il manifesto allo IAP e di voler diffidare l’agenzia pubblicitaria responsabile. La cattiva è che le tempistiche dello IAP non sono tali da permettere una celere rimozione dei cartelloni pubblicitari ed è del tutto possibile che quest’immagine resti comunque affissa per tutto il tempo per cui l’azienda ha pagato. In ultima analisi, l’azienda si ritroverebbe comunque sul curriculum un’ingiunzione dell’IAP, ma quel che a me preme è togliere quest’obbrobrio misogino dal raggio di osservazione di cittadini e cittadine di ogni età (anche giovanissime e giovanissimi), che non meritano di essere esposte/i a questi messaggi lesivi e indegni. A quanto pare disporre normative per il controllo delle pubblicità PRIMA che vengano affisse richiede un impegno insormontabile.

Ricordo che è stato ampiamente dimostrato come l’esposizione a immaginari che rappresentano le donne come oggetti (sessuali) contribuisca alla formazione di una percezione che deumanizza le donne stesse, portando finanche a diversi gradi di desensibilizzazione (è conseguenza automatica della deumanizzazione) relativamente a violenze di ogni tipo nei confronti delle persone di sesso femminile. Insomma, questo genere di comunicazione non è fine a sé stessa, non costituisce mera espressione, né priva di conseguenze. Se una tale dinamica deumanizzante fosse attuata nei confronti di altre categorie di persone (pensiamo ad altre etnie, per esempio) cadrebbe giustamente il mondo. Ma se si tratta di donne, ecco che ci si ammassa a parlare di farsi risate, arrampicandosi sugli specchi delle proprie convinzioni misogine. Apriamo gli occhi. Bambine, ragazze e donne non sono la discarica in cui riversare la pochezza socioculturale del nostro paese.

Se volete unirvi al sindaco di Ragusa e rincarare la dose di segnalazione allo IAP, il link è questo. Se preferite consigliare all’azienda di cambiare direzione comunicativa, potete scrivere su Instagram o Facebook.

Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli spot.

Precedente Cose da Femmine? Emme Edizioni ci Ripensa Successivo Palmolive - Il Tuo Piccolo Stereotipo di Piacere